La situazione delle Università Telematiche in Italia


   

La critica situazione delle Università Telematiche in Italia

Le università telematiche sono degli atenei espressamente istituiti per permettere il conseguimento dei titoli accademici mediante la frequenza di corsi on-line, cioè via web.

Sono degli atenei che vengono incontro alla richiesta formativa degli studenti lavoratori e in genere di tutte quelle persone che non hanno la possibilità di frequentare fisicamente i vari corsi universitari.

Ad inizio 2010 ne risultano attive ben 11, e precisamente queste qui elencate:
Leonardo Da Vinci – Torrevecchia Teatina (CH)
TELMA – Roma
Guglielmo Marconi – Roma
Uninettuno – Roma
Mercatorum – Roma
Unitel – Milano
Unisu – Roma
IUL – Firenze
Giustino Fortunato – Benevento
Pegaso – Napoli
E-Campus – Novedrate (CO)

Anche se in forte crescita, nell’anno accademico 2008/2009 avevano complessivamente appena 17mila iscritti, un po’ meno dell’uno % di tutti gli studenti universitari presenti in Italia. In altre nazioni l’università on-line è molto più diffusa: l’Open University del Regno Unito supera addirittura i 180mila studenti, la Uned in Spagna i 150mila, in Germania le università che attuano la didattica telematica superano i 210mila studenti!
Questo divario con le altre nazioni europee è facilmente intuibile, viste le frequenti critiche e le pessime valutazioni che si sono abbattute su alcune università telematiche italiane.
Pur essendoci delle situazioni di buona organizzazione, il contesto complessivo è comunque abbastanza deludente ed è figlio della normativa vigente. Innanzitutto l’attivazione degli atenei telematici è avvenuta sulla base di progetti tecnici e organizzativi solo sulla carta. Tanto per fare un esempio, le assunzioni di personale tecnico e docente che erano preventivate sono state spesso disattese. I docenti di ruolo nel 2009 erano addirittura solo 49! (e per molti concorsi svolti non sono state effettuate nemmeno le chiamate dei vincitori della docenza).
Oltre a questo, le università telematiche scontano spesso una scarsità notevole di fondi che inficia l’attività di ricerca, già in difficoltà a causa di una intrinseca mancanza di laboratori e biblioteche idonee.
Quei pochi fondi che sono a disposizione sono in gran parte prosciugati dal pagamento dei dirigenti e del personale di amministrazione: persino gli atenei più piccoli hanno un loro Rettore, un loro Consiglio di amministrazione e i Presidi per ogni facoltà. E molti di questi a tutti gli effetti svolgono un secondo lavoro, essendo già pagati per incarichi spesso analoghi da università statali oppure da alcuni dipartimenti ministeriali.
Da ciò si capisce che l’intreccio di interessi economici e politici può rivelarsi enorme e spesso controproducente per la didattica. Spesso le università telematiche riproducono su piccola scala tutti gli errori che si possono riscontrare nelle università statali, con in più qualche errore di fondo individuato anche da varie inchieste giornalistiche di cronaca: la manica larga nel riconoscimento di crediti formativi e l’eccessiva generosità nelle valutazioni agli esami. Di conseguenza i neodottori delle università telematiche risultano spesso un po’ troppo “precoci” e in alcuni casi privi delle competenze che ci si potrebbero aspettare da un laureato.

Detto questo, risulta però evidente che una società moderna e improntata allo sviluppo non può fare a meno della didattica universitaria di tipo telematico. Va soltanto finanziata e organizzata meglio per poter maggiormente sopperire alle esigenze del mercato e degli studenti lavoratori. Alcune università telematiche andrebbero fuse, vanno riorganizzati i corsi, vanno ridistribute le risorse con un’ottica più rivolta alla didattica, vanno eliminati interi apparati burocratici completamente inutili. La stessa finalità delle università telematiche deve essere rivista: le lauree di secondo livello sono perseguibilli in mancanza di laboratori e di biblioteche? Ha senso l’attivazione di corsi seguiti da una manciata di studenti? E’ giusto che le università telematiche si presentino come dei doppioni di quelle Statali oppure vanno ripensate perché siano focalizzate sulla loro missione iniziale e cioè la formazione a distanza degli studenti impossibilitati a frequentare fisicamente i corsi?
Ormai mi sembra chiaro: le università telematiche vanno integrate alle università tradizionali e devono diventare il loro braccio operativo nel web. Solo in questo modo si potranno perseguire alti standard di efficienza e si potrà garantire la qualità della didattica e della ricerca a tutti i livelli.

28 settembre 2010

Tag:

Commenti (2)

 

  1. giuseppe ha detto:

    Domanda all’autore dell’articolo e/o ai lettori:

    com’è la situazione attuale? cambiata rispetto alla data di scrittura dell’articolo? sto valutando di iscrivermi ad un’università telematica per finire la mia carriera di studi interrotta per motivi di lavoro. mi rimangono pochi 3 esami per completare il corso di studi a ciclo unico di Giurisprudenza (vecchio ordinamento quadriennale)

  2. admin ha detto:

    No, pochi mesi non cambiano le cose. Comunque ti invito a scrivere nel forum del portale, magari puoi incontrare persone che hanno avuto esperienze in merito.

Lascia un Commento

Per rendere i propri servizi efficienti questo Sito fa uso di cookie, dei pacchetti di informazioni che vengono memorizzati dal browser dell’utente. Esistono diversi tipi di cookie che servono a: far funzionare il sito nel modo appropriato (cookie tecnici); generare rapporti sulla navigazione all’interno del sito (cookie statistici); presentare informazioni pubblicitarie mirate in funzione degli interessi e del comportamento manifestato dall’Utente durante la navigazione (cookie di profilazione).

L’utilizzo dei cookie tecnici è indispensabile per navigare nel sito nel modo corretto, ma avete il diritto di scegliere se abilitare o meno quelli statistici e di profilazione. Abilitandoli, ci aiuterete ad offrirvi una migliore esperienza di navigazione in Università.net